Nel piano di governo per l'economia, non c'è un piano
Con il Documento di Economia e Finanza (DEF) il governo dovrebbe indicare la direzione della finanza pubblica nel medio termine, ma non lo ha fatto
Ciao! Senza pietà è la newsletter di Will Media che racconta l’attualità economica in modo schietto, senza fronzoli e, soprattutto, senza pietà. È scritta da Clara Morelli, autrice di economia di Will e Carlo Alberto Carnevale Maffè, Prof. SDA Bocconi.
Questa è la prima puntata e partiamo col botto parlando del DEF, il Documento di Economia e Finanza presentato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti.
Se questa newsletter ti è stata inoltrata, puoi iscriverti qui. E se vuoi sostenere il lavoro di Will puoi farlo unendoti alla membership.
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.255 parole e si legge tutta in 6 minuti.
📊 Parola ai dati | Al DEF manca un pezzo
Lo scorso 9 aprile il ministero dell’economia ha approvato il Documento di Economia e Finanza (DEF), uno dei principali documenti di finanza pubblica che viene redatto ogni anno in primavera e che contiene le previsioni economiche e il piano di azione del governo per l’anno in corso e per i tre anni successivi.
Cosa c’è di strano nel DEF di quest’anno?
Quest’anno il DEF è diverso perché una delle due parti fondamentali che lo compongono manca:
c’è la parte tendenziale che fotografa l’andamento dell’economia
manca la parte programmatica, in cui il governo delinea le sue intenzioni in merito ai conti pubblici. Intenzioni che poi vengono confermate o modificate nella NADEF, la nota di aggiornamento dal DEF che viene redatta a settembre e a partire da cui verrà poi scritta la Legge di Bilancio entro fine anno, per mettere nero su bianco i principali interventi di politica economia.
Non è la prima volta che succede, già nel 2017 il governo Gentiloni aveva omesso la parte programmatica del DEF, ma lo aveva fatto perché alla fine del proprio mandato, situazione diversa dall’attuale governo che, nel pieno della sua attività, ha il dovere di dare una direzione ai conti pubblici.
Poca crescita economica e molto debito pubblico
Gli indicatori principali che vengono indicati nel DEF riguardano la crescita economica e il debito pubblico. Quest’anno, la crescita indicata è dell’1% anziché dell’1,2% ma, come sottolineato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, questa è condizionata a una piena e tempestiva realizzazione dei progetti del PNRR e al graduale venire meno delle tensioni geopolitiche internazionali. Su entrambe le questioni però, la situazione non è rosea. Per il PNRR per esempio, come calcolato da Openpolis, delle risorse destinate al raggiungimento degli obiettivi entro il 2026 sono stati spesi solo 43 miliardi; cioè ne rimangono da spendere altri 151 miliardi in 3 anni, il triplo di quanto fatto fino a ora. Inoltre, il Fondo Monetario Internazionale si è espresso sulle stime di crescita economica per l’Italia, pari allo 0,7%, più alta di altri Paesi UE come la Germania (+0,2%), ma comunque inferiore alle previsioni nazionali.
Se c’è meno crescita economica per mettere in atto le riforme dell’agenda politica del governo, le risorse vanno trovate altrove, quindi più tasse o più debito pubblico. Su questo, il governo potrebbe dover fare uno sforzo significativo di creatività per due motivi. Il primo è che ci sono una serie di misure “una tantum” introdotte solo per il 2024 che hanno un costo da cui dipende il rinnovo anche per l’anno prossimo e l’altro è il peso inaspettato del Superbonus 110, la misura introdotta dal governo Conte nel 2020.
Il nuovo Patto di stabilità europeo cambia le regole del gioco
Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha anticipato che l’intenzione del governo nella stesura della parte programmatica del DEF al momento mancante è di non discostarsi da quanto deciso per il 2024 nella NADEF del 2023. Se così fosse il deficit di bilancio per il 2024 sarebbe pari al 4,3% del PIL. Un numero più basso rispetto all’8% dello scorso anno, ma comunque al di sopra di quanto previsto dal nuovo Patto di stabilità europeo (ve l’abbiamo raccontato in questa puntata della nostra newsletter Spinelli), l’accordo comunitario di coordinamento delle politiche fiscali dei Paesi Membri, che per i Paesi con un debito pubblico superiore al 90% del Pil prevede un percorso di aggiustamento per portare il disavanzo sotto l’1,5% del Pil.
Quel 4,3% per il 2024 però era stato calcolato escludendo il rinnovo delle misure chiave della politica economica di questo governo, come il taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento degli scaglioni Irpef ai redditi medio bassi, la detassazione dei premi di produttività, l’azzeramento dei contributi a carico delle lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato con due figli o più, e gli investimenti nella ZES del mezzogiorno. Secondo le stime di Giuseppe Pisauro, ex presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, queste misure varrebbero 19 miliardi di euro, cioè un punto percentuale di deficit.
Questo non vuol dire che queste misure non verranno prorogate, ma che non si potrà farlo con più debito pubblico. Esclusa crescita economica e debito, rimane solo il rialzo delle tasse, che in clima di elezioni europee non è ideale annunciare, o la sempreverde lotta all’evasione fiscale, che nel caso di questo governo si concretizza nel concordato preventivo biennale per le partite Iva.
Viste le nuove regole del patto di stabilità, è verosimile che l’Unione europea apra una procedura di infrazione contro l’Italia. A questa seguirà la stesura del “Piano Fiscale Strutturale di Medio termine” da presentare entro il 20 settembre con proprio la parte del DEF mancante.
I bonus edilizi peseranno sui conti pubblici per anni
A pesare sui conti pubblici è il Superbonus 110. Con il caricamento delle ultime fatture relative ai lavori svolti nel 2023, appare chiaro qual è il costo complessivo di questa misura. Il costo ammonta a 122 miliardi di euro, che sale a una cifra tra i 209 e i 218 miliardi di euro a seconda delle stime se si considerano anche gli altri bonus edilizi. Gli interventi in totale sono stati 494 mila, il 6% del totale dei condomini italiani e poco meno del 3,5% del totale degli edifici residenziali censiti in Italia. Questa disproporzione mette nero su bianco la discutibile efficienza di questa misura.
Il ministro Giorgetti ha fatto notare che questo costo verrà distribuito da qui al 2027 in circa 30 miliardi di debito pubblico in più ogni anno. Una manovra di bilancio in media vale proprio tra i 20 e i 30 miliardi, non pochi visto che il debito è già il 140% del Pil.
👨🏫 Parola al Prof. - DEF al buio
“Maestra, stavolta mi do impreparato perché tanto poi dalla prossima volta cambiano gli esami”
Ricordiamo a chi ci legge la genesi di questo strumento che nacque nel 1988 come documento di programmazione economico finanziaria. La parola programmazione stava nel DNA del progetto. Nel tempo ha cambiato nome ma è fondamentalmente un impegno di procedura di programmazione che serve al Parlamento e alla Commissione europea per verificare gli impegni e le strategie di bilancio del Paese. Questo è quanto scrive la norma che prevede che entro il 10 aprile di ogni anno il Governo presenti le sue intenzioni.
Quest’anno però, sembra che dal governo stiano aspettando che la Commissione europea metta il Paese nella situazione di una procedura di infrazione su cui poi fare la NADEF a settembre, dopo le elezioni.
“In attesa delle nuove regole europee, temporeggiamo”
Il patto di stabilità cambia le modalità di rendicontazione all'Unione europea, ma questo non ha alcun effetto sugli impegni che il governo ha oggi. Le scuse presentate sono puerili, il DEF va fatto e va fatto completo della parte programmatica. L’adeguamento alle eventuali rimostranze della Commissione europea si fa ex-post.
Questo dà un messaggio a chi deve comprare il nostro debito pubblico di quasi 3000 miliardi molto preoccupante perché non dire nulla non vuol dire tacere, ma mandare un messaggio che suona come “non sappiamo cosa dire”.
Messaggio particolarmente preoccupante davanti alla realtà dei fatti che in Italia meno di tre anni abbiamo fatto fuori 200 miliardi di euro tra Superbonus e bonus edilizi che hanno interessato poco più dell'1% della popolazione con un impatto sull'obiettivo finale che era quello di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e di cui non si conosce con certezza la misura.
C’è anche il rischio di un effetto palla di neve sull’inflazione e sulla percentuale di spesa per il debito pubblico che nel frattempo rimane alta, con uno spread che, pur essendo più basso in termini di valore assoluto, rimane il più alto d'Europa.
🤖 Parola all’AI
Cosa ha capito l’intelligenza artificiale di tutto ciò? Lo abbiamo chiesto a Copilot, AI di Microsoft, a cui abbiamo fatto leggere questa newsletter e chiesto di creare un’immagine e un commento su quanto letto.
“Se il DEF fosse un libro, quest'anno sarebbe stato pubblicato con metà delle pagine bianche. Il governo ha deciso di giocare a "Indovina chi?" con le intenzioni economiche, lasciando tutti in sospeso fino a settembre. E per quanto riguarda la crescita economica? Beh, è come aspettarsi che una pianta cresca senza acqua e sole, sperando che il PNRR faccia miracoli. E il Superbonus 110? È come offrire un buffet gratuito a una festa e poi scoprire che il conto è salato, distribuito in comode rate annuali che peseranno sulle spalle dei contribuenti per anni a venire. Insomma, il DEF di quest'anno sembra più un "Documento di Economia e Fantasia", dove la parte più fantasiosa è credere che tutto andrà come previsto. 🎩✨”
🗣️ Parola a voi
Come continuare la conversazione a cena con amici, a partire da un contenuto di Will
❓Fare debito pubblico è una buona idea per superare momenti di crisi economica?
🤔 Pro o contro: il Superbonus 110 è stata una misura utile per la crescita economica dell’Italia durante la crisi della pandemia, ma peserà sui conti pubblici per i prossimi 10 anni
🔢 Quale tra queste sarebbe la priorità nel tuo primo giorno da ministro dell’economia?
Ridurre il debito pubblico
Tagliare le tasse
Chiedere più soldi all’Unione europea
🎙️ Don Chisciotte podcast
Se vuoi continuare ad approfondire l’attualità economica, ti consigliamo l’ascolto di Don Chisciotte, il podcast condotto da Oscar Giannino con Carlo Alberto Carnevale Maffé e Renato Cifarelli 👇
In un mondo in continua trasformazione, dove l'economia influenza ogni aspetto delle nostre vite, Don Chisciotte offre gli strumenti necessari per capire i cambiamenti che ci circondano per ispirare un mondo con un nuovo motore economico.
Il motto della nostra community è sempre stato prendi parte al futuro. Da oggi anche tu puoi prendere al futuro di Will sostenendoci direttamente, tramite il nostro programma di membership: questa newsletter e tutti gli altri contenuti che hai sempre trovato su Will continueranno a essere gratuiti, ma potrai accedere a nuovi podcast, newsletter dedicate e approfondimenti speciali a cura del nostro team 👇
Seguici su nostri canali:
Instagram - TikTok - YouTube - Facebook - LinkedIn - Whatsapp - Telegram
🎙️ Ascolta i nostri podcast
Nel mio primo giorno da ministro dell'economia il mio obbiettivo sarebbe quello di ridurre il debito pubblico attraverso una spending review sistematica ed organica che permette di riallocare le risorse economiche in maniera tale da avere un moltiplicatore maggiore sul lungo periodo (istruzione, sanità, concorrenza...). Tutto ciò tenendo conto del reddito reale delle persone per quanto riguarda misure sociali e previdenziali. Infine, penso che il Superbonus 110 non ha favorito la crescita economica.
La prossima volta il DEF lo facciamo scrivere direttamente all'AI: tecnicamente sicuramente più imparziale e fuori da ogni schema politico umano!