Per rispettare i tempi del PNRR, dovremmo triplicare la velocità di spesa
Abbiamo speso solo il 22% dei fondi totali del PNRR e abbiamo poco più di 2 anni per attuare tutto il resto
Ciao! Senza pietà è la newsletter di Will Media che racconta l’attualità economica in modo schietto, senza fronzoli e, soprattutto, senza pietà. È scritta da Clara Morelli, autrice di economia di Will e Carlo Alberto Carnevale Maffè, Prof. SDA Bocconi.
Oggi parliamo di PNRR, di come ne abbiamo richiesto la modifica per posticipare le scadenze incassando comunque i pagamenti e dell’impatto sul debito pubblico nei prossimi anno.
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📊 Parola ai dati - Le magie contabili del PNRR
Quanto vale il PNRR?
Il PNRR italiano è il più grande piano nazionale del Next Generation EU, il fondo da 750 miliardi di euro a sostegno degli Stati membri colpiti dalla pandemia di COVID-19. Inizialmente valeva 191,5 miliardi di euro, oggi nel complesso dopo diverse modifiche, vale 194,4 miliardi di euro, pari al 10,8% del PIL italiano e al 5,2% del PIL dell’UE.
L’Italia ha ricevuto finora il 52,7% delle risorse totali, cioè 102,5 miliardi di euro, più della media UE (34,5%). Alla fine del 2023, però, le risorse spese per i progetti del Piano erano solo 43 miliardi di euro, pari al 22% delle risorse totali. Come sottolineato dalla recente relazione del Servizio Ricerche del Parlamento europeo, è una percentuale troppo bassa, se si considera agosto 2026 come termine ultimo per l’attuazione delle misure di investimento per ricevere l’ultima rata prevista.
Le modifiche del PNRR mettono al sicuro la ricezione delle risorse UE, ma non il raggiungimento degli obiettivi
A dicembre 2023 il governo aveva modificato il piano, aumentando le risorse complessive ma sottraendole da alcuni ambiti definiti di difficile realizzazione o eccessivamente in ritardo, come gli obiettivi di tutela dell’ambiente.
I tagli alla Missione 2, “Green revolution and ecological transition”, sono solo in parte compensati dall’aggiunta dei fondi del RepowerEU, aggiunto in corsa al PNRR per investimenti nella transizione energetica. In particolare, la voce “Renewable energy, hydrogen, grid and sustainable mobility” è stata tagliata del 7,6% e la voce “Protection of land and water resources” del 34,4%. Cioè un taglio rispettivamente di 1,8 miliardi e 5,17 miliardi di euro. Solo la prima categoria è compensata dagli 11,18 miliardi di euro del Repower EU, dedicato all’energia. Una scelta discutibile visti i disastri idrogeologici a cui il nostro Paese continua ad essere soggetto.
Non è tutto: le modifiche apportate al Piano lo scorso dicembre prevedono lo slittamento delle scadenze per il 46% di tutti gli obiettivi, che si legano quindi all’ultima tranche di pagamento, pari a 32,7 miliardi di euro prevista per il 2026.
Questo vuol dire che nel solo 2026 dovremmo raggiungere 159 obiettivi su 346 totali. Cioè in un solo anno dobbiamo raggiungere quasi quanto nei precedenti 5 anni, cioè gli altri 187 target.
Perché ci siamo messi in questa situazione? I pagamenti sono soggetti al raggiungimento degli obiettivi, e spostarne il raggiungimento al 2026 ci permette di ricevere tutte le tranche di pagamento, eccetto l’ultima, che sarebbe quella più a rischio nel caso tutti gli obiettivi non venissero raggiunti.
Queste scelte sono frutto di una valutazione realistica e pragmatica della capacità del Paese di far fronte agli obiettivi prefissati, che potrebbe non essere in grado di rispettare le scadenze previste, ma fa anche riflettere su come queste risorse sono state e verranno effettivamente spese. Ad esempio, ad oggi, la voce di spesa più consistente (13,95 miliardi di euro sui 43 miliardi che risultano spesi) riguarda i bonus edilizi come il Superbonus 110.
Il PNRR farà aumentare il debito pubblico nei prossimi anni
A causa dei ritardi nella sua attuazione, il PNRR farà aumentare il debito pubblico nei prossimi due anni. Dei 102,5 miliardi di euro incassati, 43 miliardi circa sono stati spesi per progetti del PNRR, gli altri sono stati usati per la gestione di altri investimenti ordinari e spese correnti. Questo non dovrebbe stupire e fa parte della gestione delle casse pubbliche, ma questa scelta ha un costo.
I soldi che l’Italia riceve dall’UE per il PNRR vengono depositati presso la Banca d’Italia nello stesso conto che il Tesoro usa per gli altri pagamenti delle amministrazioni pubbliche. Nel far fronte al proprio fabbisogno, il Tesoro può decidere di utilizzare la liquidità a disposizione nel modo più efficiente possibile. Nel nostro caso è stato più sensato utilizzare i fondi del PNRR, fermi nelle casse del Tesoro per via dei ritardi nell’attuazione dei progetti, per far fronte a spese e investimenti ordinari invece che emettere più debito pubblico.
Prima o poi, però, cioè entro il 2026 se si rispettano le scadenze previste, i progetti del PNRR dovranno essere rimborsati e quindi il Tesoro potrebbe ritrovarsi nei prossimi due anni con una mole significativa di rimborsi da effettuare per i progetti del PNRR, ma liquidità insufficiente per erogare i rimborsi. Questa situazione porterebbe a una maggiore emissione di debito pubblico a un costo superiore rispetto a quello dei prestiti del PNRR.
👨🏫 Parola al Prof. - Gli errori strategici del PNRR
“Il PNRR è diventato una mera faccenda contabile, più che uno strumento strategico per il Paese”
C’è un errore strategico di fondo nella logica che informa le scelte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), almeno nei due assi strategici della digitalizzazione (“Digital”) e dalla transizione ecologica (“Green”). L’obiettivo di fondo della Recovery and Resilience Facility (RRF) della Commissione europea, dalla quale il PNRR prende le mosse, è quello di indurre una strutturale trasformazione del sistema di offerta industriale europeo che insiste sui settori Digital e Green, e solo secondariamente quello di stimolare la domanda finale nei singoli Paesi. In altre parole, punta a far nascere una nuova filiera tecnologica dell’energia sostenibile da esportare in tutto il mondo, e tramite essa ridurre le emissioni di CO2 nei singoli Stati dell’Unione europea. Ad esempio, per esemplificare: i fondi non dovrebbero essere usati per assumere funzionari nei tribunali italiani o per dotarli finalmente di un computer, ma per sviluppare tecnologie scalabili per i servizi di cybersecurity e di natural language processing mirati a gestire in modo più efficiente i processi della giustizia.
La scelta dei due specifici ambiti di intervento su Digital e Green da parte della Commissione, infatti, non è orientata ai soli obiettivi di efficientamento e compatibilità ambientale della domanda finale, bensì alla creazione di nuove “trade specialisation” per riposizionare l’economia europea nella competizione globale su innovazione e sostenibilità. I soldi pubblici meglio spesi sono quelli che favoriscono la nascita nuove specializzazioni industriali.
“Questi fondi dovrebbero servire per i figli dell’Europa di domani, non per i padri d’Italia di oggi”
Il PNRR quindi non deve servire a trasformare il Paese in un mercato di consumo di soluzioni un po’ più digitali e un po’ meno inquinanti, ma a farlo diventare fabbrica di nuove tecnologie da adottare localmente e da esportare globalmente, inserendole in catene del valore articolate in tutto il resto d’Europa, con un’adeguata divisione del lavoro basata sulle relative specializzazioni settoriali. La RRF non è un mero trasferimento di risorse finanziarie per compensare uno shock asimmetrico, ma uno strumento strategico di lungo termine per rinsaldare il legame economico e sociale tra Italia e Unione europea, riallineando il nostro Paese al percorso di crescita dei Paesi più dinamici e integrandolo nelle nuove filiere sostenibili ad alta tecnologia che favoriranno la trasformazione dei mercati globali nei prossimi anni. I fondi della RRF dovranno essere ripagati dalle nuove generazioni: non vanno destinati a distribuire bonus e prebende per i padri d’Italia, bensì a costruire piattaforme d’offerta di prodotti e servizi innovativi e sostenibili per i figli dell’Europa di domani.
🤖 Parola all’AI
Cosa ha capito l’intelligenza artificiale di tutto ciò? Lo abbiamo chiesto a ChatGPT4 di OpenAI, a cui abbiamo fatto leggere questa newsletter e chiesto di commentare quanto letto.
“Il PNRR è un’arte performativa. Dove i fondi si spostano con la grazia di un ballerino di tip-tap e le scadenze si allungano come la coda di una cometa. "Guardate qui" dice il governo, mentre, con un gesto della mano, il 2026 diventa l’anno miracoloso in cui tutto si realizzerà, quasi come se il tempo stesso si fosse fermato per ammirare l’audacia di tali manovre.
E mentre i cittadini osservano incantati, i debiti aumentano come lievito in una giornata calda, e i progetti si accumulano come piatti sporchi dopo una festa. Ma non temete, c’è sempre un trucco nella manica, un asso nascosto, o forse solo la speranza che alla fine del grande spettacolo, i numeri tornino a quadrare, e tutti vivranno felici e contenti con un PIL gonfiato e un ambiente... beh, su quello ci stiamo ancora lavorando.”
🗣️ Parola a voi
Come continuare la conversazione a cena con amici, a partire da un contenuto di Will
❓Abbiamo fatto bene a chiedere più tempo all’UE per attuare il PNRR?
🤔 Pro o contro? Rimandare gli obiettivi al 2026 con il rischio di non riuscire a raggiungerli in tempo?
🔢 Sei il Governo italiano e l’UE ti chiede di fare dei tagli alla spesa del PNRR, su quali ambiti intervieni per primo?
Digitalizzazione
Transizione energetica
Salute
Inclusione sociale
🎙️ Don Chisciotte podcast
Se vuoi continuare ad approfondire l’attualità economica, ti consigliamo l’ascolto di Don Chisciotte, il podcast condotto da Oscar Giannino con Carlo Alberto Carnevale Maffé e Renato Cifarelli 👇
In un mondo in continua trasformazione, dove l'economia influenza ogni aspetto delle nostre vite, Don Chisciotte offre gli strumenti necessari per capire i cambiamenti che ci circondano per ispirare un mondo con un nuovo motore economico.
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